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LE SACRE RAPPRESENTAZIONI DELLA PASSIONE DI CRISTO NELL'ITALIA MERIDIONALE


Conferenza presso l'Auditorium del Museo Diocesano

a cura della Confraternita di S. Antonio

"La Confraternita di Sant'Antonio e la Sacra Rappresentazione"

Molfetta (BA), 1 aprile 2017

Intervento del dott. Francesco Stanzione


Quando il Priore Nicola Giovine mi ha prospettato la volontà di affidarmi il compito di relazionare su un tema quale quello di stasera, sono stato tentato dal rifiutare, pur avendo in passato accettato l'invito a parlare di argomenti inerenti la Settimana Santa da parte di Associazioni o Confraternite, sempre però fuori Molfetta.
Ho tenuto infatti conferenze e conversazioni sulle tradizioni Pasquali a Taranto, Pulsano, Sessa Aurunca, Caltanissetta, Sorrento, Modugno, Valenzano, Bari ... ma a Molfetta mai, salvo una sola volta nel marzo 2008, quando sono stato invitato dalla "Pro Loco" come Priore dell'Arciconfraternita della Morte e non potevo sottrarmi ai doveri di rappresentanza. Forse per non voler mettermi in mostra nella mia città, ho sempre rifiutato altre occasioni come questa e di ciò mi scuso con quanti sono stati destinatari della mia non adesione ai loro inviti ... a S. Antonio non ho però potuto opporre un diniego, perchè questa Confraternita ce l'ho da tantissimi anni nel cuore, al pari degli altri due sodalizi di cui sono invece confratello.
Ringrazio pertanto per la considerazione verso la mia persona innanzi tutto il Padre Spirituale don Vito Marino, per aver avallato la proposta del Priore (avrebbe anche potuto dire: "quello lì no"), l'Amministrazione e tutti quelli che a me piace chiamare e ritenere "gli amici della Confraternita di S. Antonio". Non sono un conferenziere di mestiere, ma solo uno che ama le tradizioni legate alla "Pietà popolare"; pertanto spero di non deludervi.
Questa sera parleremo quindi delle "Sacre Rappresentazioni della Passione di Cristo nell'Italia Meridionale".
Quando si deve relazionare su qualcosa non si può prescindere dal darne preliminarmente una definizione; nel nostro caso, volendo sintetizzare al massimo, possiamo dire che la "Sacra Rappresentazione" è un genere teatrale sviluppatosi in Italia a partire dal XV secolo, esattamente in Toscana, consistente nella narrazione di argomenti religiosi, compiuta in maniera più articolata rispetto alla semplice lettura o declamazione di un testo.
La parola "rappresentazione", come giustamente riportato anche nel sito internet della Confraternita di Sant'Antonio, deriva dalla filosofia classica, e indica l'atto con il quale la coscienza riproduce qualcosa di esterno ad essa o rende evidente qualche cosa di interno, esemplificandone i significati simbolici e traducendone le azioni in immagini descrittive.
Sono stato forse poco comprensibile ...
Detto in parole molto più semplici: la "rappresentazione" è la raffigurazione, attraverso simboli o parole, di entità concrete (quali possono essere avvenimenti, persone, oggetti) oppure astratte (sentimenti, stati d'animo o prodotti della fantasia).
Nella cultura cattolica si iniziare a parlare di "Sacra Rappresentazione" quando, durante la lettura di un testo religioso, vi sono due o più lettori dialoganti o con ruolo di narratore (come nella "Passio Domini", durante la S. Messa della Domenica della Palme), allo scopo di facilitare l'apprendimento e di stimolare la partecipazione emotiva all'evento da parte di chi ascolta.
Si può con certezza affermare che, già a partire dal 1223, fu S. Francesco d'Assisi, con la realizzazione del primo presepe vivente a Greccio, ad ideare la prima forma di una "Sacra Rappresentazione".
Successivamente e per un paio di secoli, qualcosa di simile, con tutte le caratteristiche di uno spettacolo teatrale con attori, costumi e musiche, fu la cosiddetta "Lauda Drammatica", di cui un esempio ce lo fornisce Jacopone da Todi, vissuto tra il 1230 ed il 1306, con la sua famosissima lauda "Donna de paradiso" (o "Pianto della Madonna"), scritta in versi settenari e in cui, oltre alla Madonna, compaiono altri personaggi come Gesù, il Nunzio (identificabile in S. Giovanni Evangelista) ed il Popolo.
Le prime "rappresentazioni" di testi evangelici sulla Passione di Cristo si inserirono all'interno delle principali celebrazioni cristiane: la Settimana Santa e Pasqua, per appunto "rappresentare" ai fedeli che non conoscevano il latino, gli avvenimenti delle ultime ore della vita terrena di Gesù. Queste vennero inizialmente fatte all'interno delle chiese, ma ben presto ebbero bisogno di spazi scenici più capaci, essendo molte volte costituite da scenografie multiple, dove apparivano contemporaneamente le varie scene della Passione. Il palcoscenico di queste "performances" divennero quindi i sagrati delle chiese e le piazze.
In principio gli attori, quasi sempre abitanti delle località in cui la "rappresentazione" si svolgeva, recitavano la loro parte immobili, davanti al pubblico assiepato di fronte ai vari "quadri viventi", ed era il pubblico stesso che si muoveva da una scena all'altra, in una specie di "Via Crucis".
In seguito la "rappresentazione" prese vita e conquistò il centro della scena, assumendo la fisionomia di un vero e proprio teatro e la denominazione di "Misteri". Con il passare del tempo però, molto spesso la degenerazione subentrava nella corretta proposizione dei testi evangelici da parte degli attori, a volte ubriachi, facendo venir meno la finalità a cui essi avrebbero dovuto tendere, per cui, dopo il Concilio di Trento, svoltosi tra il 1545 e il 1563, con la cosiddetta "Controriforma" si ebbe una azione moralizzatrice sui riti della Settimana Santa, mettendo al bando le "Sacre Rappresentazioni".
Alla drammaturgia teatrale si sostituì quindi quella figurativa delle processioni nelle quali il popolo, da spettatore di una azione svolta da attori, divenne egli stesso attore, prendendo parte attiva come elemento del corteo, al seguito di una o più statue raffiguranti i Santi, la Madonna o Gesù Cristo.
Questa attiva partecipazione si rendeva evidente con il canto, la preghiera e persino con manifestazioni penitenziali che arrivavano fino alla flagellazione. Nascevano quindi quelle che oggi chiamiamo le processioni dei "Misteri", il cui nome si rifà per l'appunto a quelle precedenti forme recitative.
Nonostante il divieto da parte della Chiesa però, a livello popolare e nelle campagne, qualche forma di "Sacra Rappresentazione" rimase fino alla fine del 1600, per poi scomparire completamente tra il 1700 ed il 1800, salvo rarissime eccezioni, come vedremo più avanti.
Dalla metà del secolo scorso (parliamo quindi del 1900) c'è stata invece (quasi sempre per iniziativa laicale più che da parte del Clero), una riproposizione delle "Sacre rappresentazioni", organizzate prevalentemente da Associazioni Culturali, Pro Loco "et similia", molto spesso con il patrocinio dei Comuni, più per "fare spettacolo" che per commemorare religiosamente la Passione e Morte del Signore.
Tralasciando quindi le "Sacre Rappresentazioni" di questo tipo, diffusissime soprattutto nel Nord Italia dove, con l'eccezione di Savona, Civitavecchia e Gubbio, processioni della Settimana Santa degne di questo nome non ve ne sono, e quindi ad esse si sostituiscono, questa sera ci occuperemo di quelle che hanno una valenza religiosa e che, realizzate per questo scopo, riescono veramente ed efficacemente a trasmettere il messaggio cristiano, non essendo un evento meramente folcloristico, nel senso degenerativo del termine ovviamente, perchè il folclore, ovvero l'insieme delle tradizioni popolari come fenomeni culturali, è invece una cosa seria.
Mi è stato richiesto di restringere il campo, nella descrizione delle "Sacre Rappresentazioni", a quelle dell'Italia Meridionale, ma farò una eccezione solo per una di esse, essendo la più antica di tutte sul territorio nazionale, e che si svolge invece nel Nord Italia, esattamente nella provincia di Vercelli, in Piemonte. Mi riferisco a quanto avviene ogni due anni a Varallo Sesia nella giornata del Venerdì Santo.
Ciò che prende il nome di "Venerdì Santo di Romagnano Sesia", è un "unicum" nel panorama delle "Sacre Rappresentazioni" in Italia ed ha avuto origine il 17 aprile 1729. In tale anno, infatti, nel giorno di Pasqua venne istituita la "Congregazione del Santo Enterro" sotto lo stendardo della B.V. Addolorata, affinchè predisponesse una celebrazione per "onorare la Passione di N.S. Gesù Cristo nella funzione del Venerdì Santo".
Il "Venerdì Santo di Romagnano Sesia" iniziò con due processioni drammatiche: una al mattino e l'altra la sera, con i simulacri del Cristo Morto e della Madonna Addolorata, che ancora oggi permangono come reliquie della settecentesca organizzazione.
Accanto alle due processioni, ben presto si svilupparono "quadri drammatici" mimati o declamati, primo fra tutti quello del "Gioco della veste inconsutile di Cristo".
Dalle prime azioni drammatiche prese avvio un processo evolutivo di completamento dei vari momenti della Passione, situazione che solo dagli inizi del secolo scorso ha trovato un assetto definitivo. Proprio da questa forza innovatrice, tipicamente locale, dove ogni generazione ha apportato aggiunte e modifiche, Romagnano Sesia è riuscita a conservare il suo "Venerdì Santo", la sua grandezza storica e culturale, seppure con delle "concessioni" rispetto al tono austero della rubrica liturgica.
Il riferimento è in relazione al cerimoniale per l'investitura del "Governatore", un personaggio simbolo che, in antico, si identificava nella figura del Priore della "Congregazione del Santo Enterro", la cui giurisdizione per l'intero Venerdì Santo era assoluta e superiore persino alle autorità costituite.
Per quanto si possa essere affascinati dallo spettacolo, dalla coralità dei movimenti, dalla molteplicità dei costumi, dall'incalzare delle fasi, dalla presenza di tutti i personaggi della Passione, dalla proposta dei quindici "quadri", rimane caratteristico un profondo senso di partecipazione popolare.
Il "Venerdì Santo di Romagnano Sesia", ha infatti un singolare svolgimento itinerante, essendo rappresentato lungo le strade e sulle piazze dell'antico Borgo, con il pubblico che coglie le varie e più tipiche sfumature di un grande palcoscenico all'aperto. Proprio da tale circostanza la "Sacra Rappresentazione" romagnanese assume connotazioni di continuità di quei Misteri Medioevali dove, tutto il popolo, era nel contempo attore e spettatore, diventando una vera e propria "reliquia vivente del passato".
Il "Venerdì Santo di Romagnano Sesia" fino agli anni sessanta del novecento era a cadenza annuale; successivamente ha assunto una cadenza biennale, probabilmente a causa della complessità della macchina organizzativa, e viene rappresentato negli anni dispari: quella del corrente anno 2017 sarà la 259^ edizione della storia. Ciò detto, vediamo il brevissimo "Trailer" di appena un minuto e mezzo che annunzia l'evento di quest'anno.


E dal Nord Italia scendiamo, bypassando il Centro, direttamente al Sud, iniziando dal Sud del Sud, cioè dalla Sicilia.
Tra le tantissime "Sacre Rappresentazioni" di questa regione, spiccano quelle che vanno sotto il nome di "Scinnenza" (dal dialetto siciliano "scinniri" che significa scendere, ovvero la Deposizione di Gesù dalla Croce), che si svolgono nella provincia di Caltanissetta.
Possiamo citare tra le più importanti, quelle di S. Cataldo, Sommatino, Delia, Riesi, Resuttano, Santa Caterina Villarmosa e dello stesso capoluogo Caltanissetta.
Proprio la "Scinnenza" di Caltanissetta è la più degna di menzione perchè si tiene in tre distinti giorni: il Lunedì Santo viene rievocata l'"Ultima Cena", il Martedì Santo vengono rappresentati il "Processo" e la "Deposizione dalla Croce" e la Domenica di Pasqua la "Resurrezione".
È uno dei riti più antichi della Settimana Santa nissena (infatti già nel medioevo esistevano tali rappresentazioni e si svolgevano nei quattro venerdì che precedevano la Settimana Santa, a cura della Confraternita del Popolo, detta di "la Bammina").
La prima vera rappresentazione con molti attori ebbe luogo nel 1840 ma, abolita dall'anno successivo, fu ripresa dal 1957 al 1961, per iniziativa di un gruppo di giovani, con il "Mortorio", ovvero il testo della Passione e Morte di Gesù Cristo che alcuni scrittori, più o meno conosciuti, componevano dietro invito delle confraternite e delle congregazioni religiose.
Nuovamente ripresa nel 1972, ad oggi è curata dalla Associazione Teatro della Parola (A.Te.Pa.); questa, in quanto facente parte di "Europassion" (sodalizio che raccoglie più di ottanta associazioni di quindici stati europei, impegnate nella realizzazione di "Sacre Rappresentazioni" della Passione), ha da poco intrapreso il percorso di candidatura per il riconoscimento del Patrimonio Immateriale dell'UNESCO, nella categoria "Passioni di Cristo in Europa".
Ne vediamo ora un brevissimo filmato.


Un'altra "Sacra Rappresentazione" da menzionare è quella di Barrafranca, in provincia di Enna, detta "A Vasacra", che pur essendo di recente istituzione, ha la caratteristica di essere tutta recitata in dialetto "barrese"; si svolge il Mercoledì Santo in maniera itinerante e in quattro diversi punti del centro abitato in cui vengono inscenati l'orto del Getsemani, il Sinedrio di Caifa, il palazzo di Pilato ed il Golgota.
Durante il trasferimento dalla scena del Getsemani al Sinedrio, avviene l'incontro di Gesù con la Madre, Maria Maddalena e S. Giovanni, mentre fra le strade tra il Pretorio ed il Golgota, avvengono la prima caduta e l'incontro con le Pie Donne.
Ogni stazione è particolarmente curata nella scenografia e nelle musiche, ma la più coinvolgente, è quella della crocifissione, che si svolge nella circonvallazione illuminata da fiaccole e fari.
Per avere una idea della recitazione in dialetto, vediamo ora un "Trailer" per la edizione del 2014.


Si potrebbe andare avanti ancora per ore ad enumerare le varie altre "Sacre Rappresentazioni" siciliane, ma dovendo sintetizzare al massimo non mi resta che portare alla vostra attenzione quella che a Buseto Palizzolo, in provincia di Trapani, è nata nel 1981 come "Via Crucis vivente" e continua oggi con la denominazione di "Processione dei Misteri con quadri viventi", perchè sicuramente non ha eguali in Italia; può essere in un certo senso definita come una "Sacra Rappresentazione" che viene portata in processione, e vediamo perchè.
Vengono proposti sedici quadri viventi, rigorosamente interpretati da abitanti del luogo, che abbracciano l’intero arco temporale del Mistero Pasquale, che non è solo Passione e Morte ma anche Resurrezione, fino ad arrivare alla apparizione di Gesù ai Discepoli di Emmaus.
Circa ottanta comparse, per quasi sette ore, si dispongono immobili su carri che, per la ricerca accurata delle scenografie realizzate, possono considerarsi a pieno titolo dei veri e propri prosceni mobili, e vengono trainati da trattori.
Si parte alle ore 16.00 in punto della Domenica delle Palme (se c'è l'ora legale alle ore 17.00), dalla Parrocchia Santa Teresa del Bambin Gesù presso il Villaggio Badia e percorrendo le vie campestri della Contrada si giunge alle ore 23.00 a Buseto Centro; ogni tre o quattro carri si colloca una banda musicale che esegue marce funebri della tradizione siciliana, fino ad un massimo di cinque.
Dall'anno 2008 la processione è aperta da un prezioso Crocifisso ligneo risalente alla fine del '500, titolare dell’omonima Confraternita che cura la "Sacra Rappresentazione".
Lo stesso Crocifisso viene poi ricondotto in processione il Venerdì Santo.


Passando direttamente dalla Sicilia alla Basilicata, escludendo altre regioni del Sud, altrimenti ci vorrebbe molto altro tempo nel parlarne, e vista la contiguità con la nostra regione, non posso esimermi dal prendere in considerazione quel territorio che risponde al nome di "Comprensorio del Vulture", nella provincia di Potenza.
Qui vi è un insieme di paesi in ognuno dei quali, in diversi giorni della Settimana Santa, si svolgono "Sacre Rappresentazioni" che hanno moltissimi elementi in comune.
La prima è a Ripacandida la Domenica delle Palme, seguita il Martedì Santo da quella di Rapolla, il Giovedì Santo da quella di Atella, il Venerdì Santo da quelle di Venosa, Maschito e Barile e il Sabato Santo da quella di Rionero in Vulture.
Tra queste la più famosa è sicuramente la "Sacra Rappresentazione" detta "Via Crucis" di Barile, una delle più antiche della Basilicata e del Sud Italia. Le vie strette del centro storico attraverso le quali si snoda il corteo dei personaggi, divisi in 25 gruppi, per un totale di 116 figuranti di ogni età, rendono suggestiva la "Sacra Rappresentazione" e trasformano Barile in una piccola Gerusalemme.
Barile entra nel clima del Venerdì Santo dal 19 marzo di ogni anno, giorno di San Giuseppe, quando i giovani che si travestiranno da "Centurioni a cavallo" iniziano a girare per le strade in cui si snoderà la processione. Uno dei "Centurioni" suona una tromba fermandosi sotto le abitazioni di chi impersonerà il "Cristo con la croce" e la "Madonna".
Accanto alle drammatiche scene di dolore e di pianto e alle figure classiche che sfilano durante la "Via Crucis", spiccano personaggi "profani" inventati dalla tradizione popolare di questo luogo: la "Zingara" e la "Zingarella", il "Moro" ed il "Moretto".
La Zingara, scelta tra le ragazze più belle del paese, è colei che, secondo la tradizione popolare lucana, acquistò i chiodi per la crocifissione ed incarna nell'abbigliamento le origini "arbëreshë", cioè albanesi, di Barile, il cui dialetto deriva dall'albanese.
Da Natale in poi la ragazza di Barile che interpreterà la "Zingara" riunisce gli ori delle famiglie del paese. Con i circa venti chili di splendidi ori antichi che così raccoglie, la Zingara costruisce un corpetto ricchissimo, se ne riempie le dita e le braccia, i capelli e il collo e, ridendo sfacciata, ancheggiando sfrontata davanti a Cristo insanguinato, regala alla gente ceci e confetti, estraendoli da un cestino in cui si vedono i chiodi della crocifissione.
Le cammina accanto la "Zingarella", una ragazzina vestita nella stessa maniera e anche lei avvolta da tantissimi monili di oro.
Il "Moro" e il "Moretto", dal volto scuro e gli abiti decorati con coralli presi in prestito dalle famiglie di Barile, sono anch'essi la testimonianza delle origini da una colonia albanese e la loro presenza riconduce, in particolare, al momento storico in cui gli albanesi stessi furono assaliti dai turchi.
Molto fantasioso è il fatto che il "Moro" e il "Moretto" si muovano in mezzo alla processione giocando con una palla.
Vediamo ora un breve filmato in cui spicca particolarmente il ruolo della "Zingara".


Punto di arrivo di questo viaggio tra le "Sacre Rappresentazioni" nell'Italia Meridionale è la nostra Puglia dove, in verità, pur essendo molte le località in cui queste si svolgono, non presentano nulla di particolare rispetto a quelle già trattate questa sera; possono cambiare infatti i contesti e la qualità dei costumi, ma sono tutte, mi si permetta, una la fotocopia dell'altra, ad eccezione di quella che si svolge nella spettacolare cornice della "gravina" di Ginosa, in provincia di Taranto, in cui viene perfettamente riprodotto il tipico ambiente della Palestina ai tempi di Gesù.
La manifestazione inizia tra le strade e piazze del centro storico di Ginosa con la sfilata dei figuranti in costume e, mediante l'ausilio dei narratori e dell’accompagnamento musicale, viene rievocata la vita di Gesù Cristo, dalla Annunciazione alla Crocifissione.
Si svolge il Sabato antecedente le Palme e il Sabato Santo, ma ha dal mio punto di vista, un grosso "neo": viene replicata durante l'estate, in agosto, sicuramente non per motivi legati al messaggio evangelico della Passione di Cristo, ma per motivi prettamente turistici, e questo non va affatto bene.


"Dulcis in fundo", e per concludere il viaggio in Puglia, prendiamo in esame quella che a pieno titolo, dal mio modesto punto di vista, è una "Sacra Rappresentazione" completa in tutti i sensi, sia per il rispetto delle origini storiche e della estetica, sia della organizzazione e della valenza religiosa, concludendosi con una vera e propria processione della Settimana Santa.
Mi riferisco a quella organizzata il Martedì Santo nel centro storico di Molfetta (inutile dire in quale provincia si trova), dalla benemerita e venerabile Confraternita di S. Antonio da Padova.
È opportuno puntualizzate che questa Confraternita, tra tutte le altre e più delle altre molfettesi, rappresenta un fulgido esempio di vita veramente confraternale in tutti i periodi dell'anno, non solo durante la Quaresima, e mi piace aggiungere che durante i sei anni in cui sono stato Priore dell'Arciconfraternita della Morte, ad Essa mi sono ispirato nella conduzione del mio altrettanto benemerito e venerabile Sodalizio.
Dopo ben venticinque anni, si può ben dire che è entrata ormai a far parte della ritualità tradizionale della Settimana Santa molfettese.
Questa "Sacra Rappresentazione", di raffinatissima sobrietà e molto diversa da tante "pacchianate" che si svolgono altrove e che servono solo a richiamare turisti, è una vera e propria testimonianza di fede e di preghiera collettiva.
Vengono rappresentati, solo da parte di confratelli e consorelle che vestono i panni di attori, alcuni tra i principali momenti che rievocano la Passione di Cristo: a Cala Sant'Andrea viene allestito un ambiente in cui si svolgono l'Ultima Cena e l'orazione di Gesù nell'orto del Getsemani, seguite dall'arresto di Gesù e dal rinnegamento di Pietro; a largo Chiesa Vecchia o, come negli ultimi anni, nella zona antistante il Duomo, hanno luogo i processi di Caifa e di Pilato; a piazza Municipio (ma da qualche anno davanti alla Chiesa del Purgatorio) viene allestito un palco su cui vengono rappresentate le "testimonianze al Crocifisso" che costituiscono il finale della "Sacra Rappresentazione".
Ultimamente si è aggiunto anche l’ingresso di Gesù in Gesusalemme, partendo dall'Arco della Città Vecchia.
La parte di Gesù è sempre interpretata da un sacerdote; inoltre lo spostamento da una scena all'altra è accompagnato dalla banda musicale che esegue le tradizionali marce funebri molfettesi, iniziando con "Tramonto Tragico", seguito da "Varcheceddare", "Palmieri", "Conza Siegge" e "Una lacrima sulla tomba di mia madre", meglio conosciuta come "Vella".
Al termine delle "testimonianze al Crocifisso", con le note dello "Stabat Mater", si snoda una processione con il Crocifisso che, percorrendo prima via Amente e poi via Piazza, a luci spente, si conclude presso la Chiesa di S. Antonio, sede della Confraternita. Durante il percorso processionale vengono eseguite le marce "Perduta" e "Fatalità".
Questa processione, lentissima, raggiunge momenti di grandissima emotività e suggestione, soprattutto osservando le "Pie Donne" al seguito del Crocifisso che sono vestite con gli stessi abiti delle corrispondenti statue nella processione del Sabato Santo: la "Veronica", "S. Maria Cleofe", "S. Maria Salomè" e "S. Maria Maddalena". Giustamente è stato scritto sulla stampa locale: 
"La Sacra Rappresentazione, pensata per offrire un impulso spirituale e aggregativo non solo alla comunità confraternale, ma anche alla città, non deve essere concepita come un dramma teatrale folcloristico o un concerto di musica, bensì come un pio esercizio, un cammino di spiritualità, raccoglimento e meditazione sul mistero pasquale".
Con questa considerazione, concludo il mio spero non noioso "excursus" su quelle che ho ritenuto essere tra le più interessanti "Sacre Rappresentazioni" della Passione e Morte di Cristo nel nostro Sud d'Italia, ringraziandovi per l'ascolto.

                                   dott. Francesco Stanzione