.

I MISTERI DI CAMPOBASSO SECONDO UN PUGLIESE ...


"IL PUNTO" - Speciale Corpus Domini 2011 Campobasso

Articolo del dott. Francesco Stanzione



Alcuni anni fa, nel mio peregrinare per il web in cerca di notizie riguardanti la Settimana Santa in Italia, della quale sono grande appassionato e studioso, mi sono per caso imbattuto in quella che a prima vista mi era sembrata, almeno dal nome, una delle tante processioni che si svolgono durante il Venerdì Santo: la Sagra dei Misteri di Campobasso.
Il termine “Misteri” riporta facilmente alla mente, infatti, le sacre immagini dei personaggi della Passione di Cristo che vengono portate in processione durante la Settimana Santa in quasi tutte le località pugliesi e in parte siciliane.
Una volta preso atto che non si trattava di un rito “pasquale”, istintivamente passai ad altri argomenti di mio maggiore interesse … non sapendo ancora cosa mi aspettava in seguito; infatti, evangelicamente parlando, quella “pietra scartata dai costruttori è diventata testata d’angolo”.
Già … perché qualche tempo dopo, sempre casualmente “navigando” nel web, balzò alla mia attenzione un filmato sui Misteri di Campobasso … una vera e propria “folgorazione sulla via di Damasco”, perché la visione di quei bambini vestiti da angeli svolazzanti come farfalle fra Santi, Madonne e diavoli per le vie di quella città, mi colpì talmente da far scattare in me una grandissima voglia di approfondire l’argomento e nel contempo di vedere dal vivo la manifestazione.Mi premurai di realizzare al più presto questo intento, mai immaginando che quei “Misteri” mi avrebbero conquistato a tal punto che ormai, da qualche anno, la naturale nostalgia subentrante al termine della Settimana Santa viene attenuata dall’attesa di ritornare a Campobasso in occasione del Corpus Domini.
L’appuntamento annuale con i Misteri di Campobasso è infatti diventato per me irrinunciabile, affascinato da un evento che, visto la prima volta, non puoi più fare a meno di rivedere per tutto il resto della vita, cosa che puntualmente farò finchè avrò la possibilità di potermi autonomamente spostare attraverso quei duecento chilometri che separano la mia Molfetta da Campobasso.
Da subito mi sono reso conto di essere di fronte a qualcosa di molto diverso dalle solite riproposizioni viventi di quadri della vita di Santi o di episodi biblici, nel senso etimologico del termine “Misteri”, ove per tali si intendano le sacre rappresentazioni o “performances recitative” che si svolgevano nel Medio Evo sui sagrati delle chiese, poi abolite dalla Controriforma e sostituite dalle processioni con immagini statuarie.
La Sagra dei Misteri di Campobasso rappresenta qualcosa di molto più complesso.
Nelle antiche sacre rappresentazioni la parte attiva era svolta da attori che, recitando, proponevano al popolo momenti diversi tratti dalla Bibbia o dal Vangelo … quindi in questo caso il popolo era semplicemente spettatore.
Peraltro nelle processioni, come tutt’oggi avviene, le statue (inanimate) sostituiscono quelli che una volta erano gli attori, ma il popolo alla loro sequela assume un ruolo attivo nel condurle a spalla e dando testimonianza con la preghiera e con i canti.
I Misteri di Campobasso invece, pur essendo i vari quadri relegati su una piattaforma condotta a spalla da portatori, non sono un soggetto statico ed inanimato, entrando in stretto contatto e relazione con il popolo che svolge ugualmente un ruolo tutt’altro che da spettatore, cioè passivo.
Basti vedere cosa avviene soprattutto durante l’attraversamento delle strette vie del centro storico, quando gli svolazzanti angioletti sembrano quasi entrare nelle case, attraverso le finestre delle abitazioni dalle quali la gente, sporgendosi, porge loro caramelle e cioccolatini … stabilendo quindi un autentico contatto fisico tra i Misteri e i campobassani.
Per non parlare delle tante persone e bambini che salgono sul Mistero di S. Antonio Abate per farsi toccare (o “sporcare”) dal diavolo che invano cerca di indurre in tentazione la “tunzella”, ridiscendendone col volto e gli abiti unti di nero, da mostrare a tutti per poter orgogliosamente affermare la propria identità campobassana e poter dire: “c’ero anch’io!”.
E che dire ancora dell’entusiasmo di mamme e bambini al momento della vestizione nel Museo dei Misteri, allorquando i rigidi ed inanimati “ingegni” del Di Zinno riprendono vita dopo un anno, ridiventando un tutt’uno con l’uomo e la città.
Ecco … questa è l’essenza dei Misteri di Campobasso … strutture metalliche plasmate dalle mani di un campobassano che prendono vita, fondendosi e diventando un tutt’uno, con Angeli e Santi impersonati da campobassani, avvolte dall’abbraccio di un popolo che ne diventa l’anima, assurgendo a simbolo di una intera città che si in esse si identifica, talchè si può ben dire che i Misteri sono Campobasso e Campobasso è i Misteri.

dott. Francesco Stanzione